La pioggia è fatta di lacrime di angeli che piangono, commossi per le nostre sofferenze e le nostre gioie. Piove, ma sono felice.
La vita di ognuno di noi è una poesia che merita di essere letta.
L’attimo che vivi pensando al tuo futuro è un attimo in meno che hai vissuto.
Una goccia di rugiada scivola via dalla foglia cui è appartenuta per quella mattina.
Ti cerco in ogni luogo, in ogni cosa, ovunque, ma ti trovo
sempre nel mio cuore. Cercami: sono
nel tuo cuore.
Scorre
la mano, veloce come una saetta, a fiondare tante parole su
questo foglio bianco, come
la luna che illumina la notte e
splende fra gli astri che accompagnano i nostri sogni, dai
quali spesso è meglio non svegliarsi, perché
dolce è l’oblio che
l’onirico dà alla nostra mente, senza
che la realtà possa riportarci, freddamente, di
fronte alla tristre e cupa quotidianità.
Cerco il sole dopo la pioggia, il mare dopo la montagna, un sorriso dopo un pianto.
Scende le scale piano, senza pensarci. La porta si è chiusa su un mondo che non le appartiene più. Macabre danze nei suoi pensieri, voluttuosi desideri, irrefrenabili le mani, che toccano oggetti, cose, carne e non solo. Non sa spiegarsi perché ora ansima, perché affretta il passo: corre ma non vorrebbe, non dovrebbe. Inciampa, ma non si ferma… una mano gelida le prende il collo, lo stringe, forte. Non tenta nemmeno di resistere. Sa che è giusto così: è meglio così. (enigma)
Cammino su lembi di montagne di soffici nuvole
variopinte, come se un pittore della musica avesse dipinto su di un
pentagramma i colori della vita.
Adorava il mare,
sognava di avere una barca tutta per sé e girare il mondo. Crebbe e ne
comprò una. Partì e realizzò
il suo sogno. Conobbe luoghi e
gente come aveva sempre sognato poi la tempesta gli distrusse la
barca. Rimase a lungo sulla
terraferma, conobbe una ragazza e se ne innamorò. Ora doveva
scegliere: la barca o l’amore. Non rivide più il
mare.
I miei occhi vedono, le mie orecchie ascoltano, la mia bocca parla, il mio cuore prova, la mia mente elabora, la mia musica esprime.
Le
mani, non ho altro che le mani. Musica
suona nelle orecchie, suona nelle mani. Amore
suona nel mio cuore, suona nelle mani.
Mezzaluna
di una fredda notte di dicembre si
affaccia tra le nuvole e
illumina i volti di due ragazzi che
hanno mani e piedi freddi ma
il cuore caldo, riscaldato
da un tenero sentimento che
sgorga sulle labbra roventi, piene
di parole, e allora
timida torna
a nascondersi prima
che la notte finisca.
Nasce
così, all’alba, e
cresce, ora per ora, fino
a raggiungere il culmine quando
non ne sei cosciente; solo in quel momentocomincia
il tramonto, e
mesta giunge la notte; cala
il sipario sul
tuo amore.
Notte: lavoro,
gioco, rido, scherzo, amo, vivo. Pensieri,
desideri, aspirazioni, passioni, sogni, idee
che prendono forma il giorno dopo.
Le
onde del mare si
infrangono sugli scogli,lambiscono
la sabbia. Il
mio cuore è una bottiglia che
porta un messaggio sulle
onde del mare e che tu farai infrangere sugli scogli o posare sul lido del nostro amore.
Ognuno di noi ha la sua storia, con le sue battaglie, le sue
vittorie e le sue sconfitte, ma nessuna di queste è realmente tale finché
abbiamo un sogno, il nostro sogno.
Occhi, sguardi, silenzi, urlare quello che senti… parole, labbra, mani, ascoltare quello che senti… abbracci, carezze, baci, dare quello che senti… parole di labbra chiuse sotto occhi che guardano e aspettano… parole di labbra che baciano… pelle che trema, corpo che ansima aspettando il
momento di urlare la gioia dell’amore.
Sabbia che
punge il mio viso, rude, freddo come
il ghiaccio per un drink che brucia
lo stomaco di chi lo beve da un
bicchiere che poi resta vuoto. Pieno
d’orgoglio tiro dritto, non mi
volto indietro; avanti c’è
il futuro che è presente nel momento
in cui lo penso, ma un
attimo dopo è già
passato. (c’pa)
Pullula di
schiavi il mondo
dell’Amore: padroni
bigotti e scaltri tengono in
pugno uomini
devoti e fedeli. Danza
sull’altare del sacrificio il Belzebù dell’Amore. (c’pa)
Hai
l’orologio ma non il tempo, che
trascorre veloce, senza darti pace, senza che
tu possa fermarti a cogliere l’attimo che sfugge
al tuo pensiero e alle tue mani che tremano
un istante prima di stringersi, ma è troppo
tardi, quel treno è già partito per quel
sogno che si è perduto nelle tue
notti agitate, convulse, cariche di
quella rabbia, come fossi
un cane che abbaia
a chi invade il suo territorio delimitato
col sangue versato per
un amore lontano.
Soffia il vento, violento, sferzante, e trasporta con sé
sogni di uomini grigi, piccoli nella loro modestia ma pur sempre uomini, uomini
più grandi di quelli che governano e i cui sogni sono cupi, neri, incubi
notturni allietati da sfarzosi giorni trascorsi a lucrare e a gioire per agi e
ozi, futili oggetti e bramosie, che nulla danno loro. Piccoli uomini grigi, invece, nei
loro modesti sogni gioiscono e per loro anche la notte è giorno, laddove ogni
piccolo gesto è vissuto come fosse l’essenza della loro stessa esistenza.